Sabato scorso sono andata Manfredonia( Foggia) per partecipare all’inaugurazione dell’opera in rete di Edoardo Tresoldi nel parco archeologico di Santa Maria di Siponto. Se non ne avete sentito parlare, in breve:
Il giovane architetto milanese ha innalzato, dopo una progettazione di tre mesi, la più grande opera in rete metallica al mondo: 4.500 metri quadrati di rete elettrosaldata, alta 14 metri e pesante 7 tonnellate. L’istallazione è stata costruita sugli scavi dell’antica basilica paleocristiana, rivitalizzando ,in chiave contemporanea, una struttura antica.
Appena sono arrivata sul posto, mi son messa a osservare l’opera con gli occhi pieni di lacrime dalla bellezza e la commozione: un gioco di linee, ombre e vuoti che spezza il fiato. Dopo il taglio del nastro, mi son seduta e ho continuato a osservare la struttura e mi è venuta in mente una seduta pensata da Harry Bertoia( genio dell’arredo) negli anni 50:
Negli anni Cinquanta si diffuse in Gran Bretagna e Stati Uniti una nuova tendenza del design moderno, lo stile “Contemporary”, uno stile cordiale, familiare e ottimista con il quale si cimentarono giovani architetti e designer, pronti a cogliere l’occasione di esprimere liberamente il proprio talento creativo. Per poter realizzare una sedia che apparisse leggera e maneggevole, garantendo comunque una considerevole resistenza all’uso, si ricorse a strutture di metallo che garantivano solidità e stabilità. Le richieste di leggerezza, eleganza, flessibilità d’uso e di resistenza, indusse i progettisti ad abbandonare le forme tradizionali e concentrarsi su innovazioni tecnologiche. Le strutture in acciaio tubolare furono sostituite gradualmente da telai in tondino di ferro, più esili e leggeri. I compensati, sottili, modellati e rinforzati con nuovi collanti, sostituirono i legni massicci nei sedili e negli schienali. Nelle imbottiture, la gommapiuma sintetica prese il posto del crine o delle molle di metallo e piuma
Con i nuovi e rapidi sviluppi della tecnologia dei polimeri divenne possibile modellare le scocche delle sedute in plastica rinforzata con fibra di vetro. Quando Hans e Florence Knoll offrono a Bertoia la possibilità di disegnare una sua linea di mobili, fu spinto dalla moglie ad accettare, sebbene questo significasse spostarsi nella parte orientale della Pennsylvania dove si trovava la fabbrica della Knoll. La “Diamond Chair” di filo metallico fu introdotta dalla Knoll nel dicembre 1952 e assieme ad altri pezzi diventò parte della cosiddetta “Bertoia Collection.
Nel caso di Tresoldi o del grande Bertoia ci troviamo davanti alla valorizzazione di un materiale malleabile, all’imponenza di due menti geniali e a dei prodotti e opere uniche che contribuiscono a rendere ancora più bello e carico di “goodvibes” il mondo e allora grazie, grazie a entrambi dal team #arcos.
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